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il salotto culinario di Mariagrazia Picchi

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Lagrein 2012 – Castelfeder

27 gennaio 2014 Di redazione Lascia un Commento

Iniziamo dal ricordo. Il ricordo di quando con mio padre facevamo la svinatura. Il ricordo di quel profumo di uva che ti colpiva il naso quando il vino traboccava dalla botte una volta aperta. Togliere le vinacce dal fondo della botte. Sporgersi all’interno per pulire al meglio le doghe. L’odore, intenso, era avvolgente e coinvolgente, ti ubriacava.

Ecco, quando ho messo il naso sul bicchiere del Lagrein di Castelfeder la mia mente è corsa a quegli istanti. Un forte aroma di uva da poco pigiata, scontato se parliamo di vino ma spesso sottovalutaoe nelle note dei degustatori, o più spesso sovrastato dalla fermentazione.

Insomma, un vino che sa di uva. Il colore è fitto con netti toni violacei. Il naso è rafforzato da note legnose. La bocca sorprende per concentrazione tattile e di gusto, è piena di frutto e forse leggermente eccessiva di barrique. L’acidità presente ed elegante prova il bilanciamento ma a tratti soccombe.

Servitelo accompagnato ad un…aspettate, questa volta scegliete voi a quale piatto si adatta maggiormente sfogliando EasyChic della nostra padrona di casa.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: castelfeder, lagrein

5 Stelle Sfursat, 2009 – Nino Negri

14 gennaio 2014 Di redazione Lascia un Commento

Sulla sponda nord del fiume Adda, tra Ardenno e Tiranno (provincia di Sondrio), lungo  pendii scoscesi e costoni di roccia ammorbiditi dall’uomo con l’antica arte dei muretti a secco, viene coltivato il chiavennasca, il nebbiolo in Valtellina.

Due le denominazioni di origine controllata e garantita: Valtellina Superiore (con 5 sottozone: Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno, Valgella) e Sfursat della Valtellina.

La Nino Negri produce il 5 Stelle soltanto nelle annate migliori (ad esempio la 2008 non è stata prodotta), attraverso una selezione delle uve provenienti dalle vigne più prestigiose. Chiavennasca in purezza, fatto appassire per tre mesi in cassette in un fruttaio. A Gennaio, dopo un macerazione di circa 20 giorni, il vino entra in barrique francesi, dove vi resterà per 24 mesi.

Il 2009 aperto ora è sfacciato, esuberante, e a molti potrà risultare “troppo”. Ma questo tipo di vino va giudicato nel lungo periodo, è fatto per restare in cantina a lungo. Se amate la spocchiosa esuberanza giovanile bevetelo ora, altrimenti permettete al tempo di dargli saggezza.

Comunque necessita di un piatto altrettanto opulento, dove non manchi succulenza. Chiama la selvaggina.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

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Casamatta Rosso, 2011 – Testamatta di Bibi Graetz

9 dicembre 2013 Di redazione Lascia un Commento

Da un’azienda che porta questo nome, da un vino che ribadisce il concetto e da un altro che si chiama Soffocone, cosa possiamo attenderci se non un’autentica energia ribollente?

A pochi chilometri da Firenze, su una collina c’è Fiesole, un vero incipit culturale paesaggistico del capoluogo toscano. E’ in questa zona che Bibi Graetz ha deciso di portare la sua esuberanza  artistica nel mondo del vino. C’è riuscito alla grande!

Il label Casamatta è quello che viene definito in gergo il vino base dell’azienda (a New York dicono entry label). La versione Rosso è un 100% sangiovese proveniente da vigneti di oltre 35 anni e sprigiona una toscanità (mai sgarbata) che colpisce alla prima bevuta – uno di quei vini dove la bottiglia si svuota nel giro di poche chiacchiere.

Abbinatelo senza paura, è un “ragazzo” che fa simpatia a molti piatti. Guardando la home de IlSalotto io questa settimana lo proverei, ad esempio, con la “Polentina bianca con scaglie di castagne cotte e funghi fritti”. Enjoy!

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: casamatta

Thilibas, 2012 – Cantina Pedres

22 novembre 2013 Di redazione Lascia un Commento

Questo post rappresenta il mio piccolo contributo al sostegno del popolo sardo, un piccolo pensiero ad una terra che ha visto per l’ennesima volta la natura reagire con uno violento schiaffo ai troppi soprusi che l’uomo ha perpetrato negli anni.

Un vino fatto con Vermentino di Gallura, dove i vigneti si trovano nel comune di Monti in provincia di Olbia, una delle zone più colpite dal disastro.

Il vino deve parlarci soprattutto della terra dove nasce, dei suoi profumi, dei suoi sapori. Il lavoro dell’uomo in simbiosi e in armonia con la natura fa in modo che essi vadano, racchiusi in una bottiglia, in giro per il mondo a raccontare proprio da dove vengono.  Oggi è più importante che mai parlare di Sardegna e per farlo uso il suo frutto, che troppo spesso erroneamente chiamiamo lusso, ma in realtà si chiama umiltà. Umiltà di persone che quotidianamente piegano la propria schiena per curare con orgoglio quella terra che è stata paradossalmente sempre arida.

Oggi questo vino non va descritto, né abbinato, oggi questo vino va semplicemente bevuto. Bevuto per dar forza a quanti nei prossimi mesi dovranno faticare per rimettere in piedi un muro, un cancello, un filare. Consapevoli che comunque ci sarà un domani, se pur ogni volta che rivolgeremo lo sguardo ad uno specchio una cicatrice ci ricorderà che la natura va coltivata e non deturpata.

Questa settimana ho deciso di aprire il Thilibas di Pedres per dare il mio positivo impulso; non importa quale azienda vitivinicola scegliete, l’importante è che anche voi facciate lo stesso: bevete vino sardo!

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: sardegna

Verduno Pelaverga, 2012 – Burlotto

11 novembre 2013 Di redazione Lascia un Commento

Uno di quei vini che ti seduce con uno sguardo, basta osservarlo liberarsi dalla bottiglia al bicchiere per capire che sarà subito amore.

La Doc Verduno Pelaverga (o semplicemente Verduno) è una delle più piccole del territorio piemontese. Pochi ettari coltivati a pelaverga piccolo, che fino agli anni ’70 rischiava l’estinzione, permettono la produzione di un numero limitato di bottiglie. La costante ricerca della migliore metodologia di produzione ha fatto in modo che l’autoctono piemontese diventasse una chicca con un esponenziale numero di estimatori.

Il Verduno Pelaverga di Burlotto è un vino semplicemente bello e umilmente buono. Non può non esserlo nel suo rosso rubino che permette alla luce di esaltare i riflessi viola, così elegante da far  impallidire sua maestà pinot nero. Ciliegia, fragola di bosco sono perfettamente condite da una spolverata di cannella in un bicchiere mai eccessivo. La bocca difficilmente è sazia della sua freschezza. Il tannino è leggero e non osa mai disturbare.

Perfetto con un carpaccio di vitello, si esalta con un pollo alla griglia, ma non disdegna di accompagnare un fuori pasto con un formaggio mediamente stagionato.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: pelaverga

SP68 Bianco, 2012 – Occhipinti

31 ottobre 2013 Di redazione Lascia un Commento

Dell’azienda di Arianna Occhipinti abbiamo già parlato descrivendo il Frappato 2010. Vini che seguono fedelmente ed in barba ad ogni moda il gusto personale della giovane titolare e del suo modo caparbio di raccontare le arride terre della punta a sud-est della Sicilia.

SP 68 racconta un terreno, una zona e soprattutto una strada: la provinciale 68, la strada che corre da Vittoria a Pedalino, la strada che Arianna prende la mattina per raggiungere le vigne, la strada che da sempre i contadini della zona dominano con i vecchi trattori.

Moscato di Alessandria e Albanello, dieci giorni di macerazione e sei mesi di affinamento in acciaio. Ambra brillante, profumato di spezie, cannella e chiodi di garofano in primis, frutta matura e paglia. La bocca è piena di frutto, avvolge e taglia in un saliscendi di acidi e zuccheri.

L’abbinamento richiede un piatto aromatico, abbondante di gusto e succulento come ad esempio il “Risotto con i funghi” proposto da Mariagrazia.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

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Silene 2009 – Cantina Damiano Ciolli

22 ottobre 2013 Di redazione Lascia un Commento

Sono cresciuto correndo su e giù tra le vigne di Cesanese, prima da bambino per il piacere di fare una corsa sfrenata giù per la collina e poi per il dovere di figlio di contadino che deve fare la sua parte per portare avanti la baracca. E’ il vino che puntualmente trovo sulla tavola quando  torno a trovare i mie genitori. Raccontarlo significa parlare del mio background nel vino, del vissuto che mi ha portato prima a produrre vino, poi a diventare un wineblogger, un sommelier AIS ed infine un wine sales associate in giro tra street ed avenue della Grande Mela.

Descrivere una bottiglia di Cesanese è quindi emozionante all’ennesima potenza per me. Soprattutto quando la boccia è prodotta da Damiano Ciolli,  vignaiolo con la “V” maiuscola oltre che amico. Il Silene è un blend di vini nati da uve provenienti da diverse vigne di cesanese comune e cesanese di Affile. Vinificati separatamente vengono in seguito uniti per cercare di essere più possibile affini con la storia delle colline a sud di Roma. Un anno di affinamento in vasche di cemento e acciaio sulle fecce fini.

A 4 anni dalla vendemmia il colore resta fermo su un vivace rosso rubino scarico, con profumi nitidi di viola e piccoli frutti rossi, in un frame di piacevoli note balsamiche. In bocca  l’alcol tende un po’ a scappare ma la sensazione di freschezza e di bevebilità non permette alla bottiglia di durare a lungo.

Pappardelle o fettuccine al ragù sapranno bene allearsi con il Silene 2009 nel difficile compito di soddisfare i nostri sensi ed il nostro appetito.

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: silene

Vigna Rocca, 2012 – Tre Monti

8 ottobre 2013 Di redazione 1 Commento

Albana di Romagna cento per cento coltivato in Petrignone, comune in provincia di Forlì, dall’azienda vitivinicola Tre Monti. Un vitigno molto adatto all’appassimento, con una “architettura” del grappolo ben disposta alla disidratazione. Mentre nella tipologia secca, come Vigna Rocca, risaltano freschezza e struttura.

Il terreno argilloso calcareo e l’affinamento in acciaio fanno sì che nel bicchiere troviamo un colore giallo dorato intenso che tende all’ambra chiaro. Il naso sa di mela matura e miele, con una leggera erba appena tagliata. La bocca è sostanziosa con alcol (13,5%) ed acidità che costituiscono un’ossatura robusta sorprendente al palato. Chiude su note di mandorle e frutta secca.

Una DOCG nel cuore della Romagna che permette ad un bianco di essere portato al tavolo accompagnato da una pasta al ragù o una lasagna al forno, oppure da carni bianche arrosto. Ma neppure  cozza con un pesce alla griglia o con  i cannelloni broccoli e carote, proposti dalla padrona di casa Mariagrazia. Insomma, un vino camaleontico particolarmente adatto a fare l’asso nella manica per una serata saltata fuori all’ultimo minuto.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

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Ciro’ Rosato, 2012 – Scala

30 settembre 2013 Di redazione Lascia un Commento

Il rosato (o rosé se preferite) è uno stile di vinificazione che ha sempre faticato ad affermarsi in Italia. Difficoltà dovuta alla leggenda (neanche tanto) che quel colore “rosa” non fosse dovuto al breve contatto delle bucce con il mosto ma all’abilità dell’oste di miscelare un vino rosso con uno bianco. O perché più semplicemente molti lo considerano né bianco né nero, né carne né pesce. Ma fortunatamente i dati degli ultimi anni indicano un cambiamento di rotta: i rosati si bevono e sono di ottima qualità.

Un 100% gaglioppo che cresce a Ciro’ in provincia di Crotone, in quel lembo di terra che potrebbe essere considerato il tallone d’Italia (geograficamente, non metaforicamente).

Come si legge sul sito dell’azienda, le uve diraspate vengono messe a macerare per circa 24 ore e successivamente, svinato il 60% del mosto si prosegue con una fermentazione a temperatura controllata a 14-16°C.

Il risultato è un rosa chiaretto brillante che rilascia ad ogni rotazione profumi di fragola di bosco, di ciliegia e di lampone. Elegante anche al gusto, con un’acidità che tesse la trama di un struttura robusta ma mai pesante.

Un vino che fa della duttilità la sua arma vincente in tavola. Accompagnatelo senza paura al piatto che avete deciso di servire, con disinvoltura riuscirà sempre a cavarsela.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: vino rosato

Isolanuda 2011 – Destro

23 settembre 2013 Di redazione Lascia un Commento

Continua il nostro vagare tra le strade che tentano di domare l’Etna. Prendete la statale 120 che collega Linguaglossa a Randazzo fino ad arrivare all’altezza del borgo Montelaguardia, da qui procedete seguendo le indicazioni che vi porteranno ad un gruppo di casolari dominati da una casa padronale: benvenuti nell’Azienda Vitivinicola Destro.

Abbiamo avvicinato spesso l’aggettivo minerale al nome Etna. Questa volta dovete proprio sovrapporlo, nell’Isolanuda (non si possono proprio nascondere certe caratteristiche) i sali minerali diventano gli attori principali. Il primo sorso è spiazzante: la lingua inizia a “pizzicare” come quando da bambini mangiavamo le caramelle che in bocca rilasciavano con una serie di “schioppettini” un’effervescenza salata bilanciata a malapena dallo zuccheroso involucro. Didattico se volete far capire a qualcuno cosa significhi un vino minerale.

Nel bicchiere questo blend di catarratto e carricante si presenta con un vivo giallo dorato; una rotazione sinuosa libera profumi di frutta matura e di erba appena falciata. In bocca l’acidità dell’altitudine e degli sbalzi di temperatura tenta di rinfrescare una lingua messa a dura prova dall’esplosione minerale della pietra vulcanica.

Un  vino che invoca la tendenza dolce (di sale ce n’è già a sufficienza) di crostacei e frutti di mare. La vellutata di gamberi profumati al timo di Mariagrazia sicuramente soddisferà il vostro gusto.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: isolanuda, vellutata sedano

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