Certo è che con toni e argomenti appropriati la conversazione a tavola risulterò piacevole… eviterei quindi la volgarità come la civetteria… storie tristi e malinconiche… monologhi e poemi… consiglio di essere naturalmente attenti alle giuste misure.
Ad chi impareranno a stare a tavola i nostri figli? mi auguro da noi, detta così sembra facile e banale, invece siamo troppo distratti, io ho ricordi di una vivezza impressionante, di mia zia seduta in modo composto, con la schiena dritta, che continuava a riprendermi esortandomi di stare composta, masticare con la bocca chiusa, bere solo se finito di masticare, pulire a bocca nell’angolo del tovagliolo di tessuto, di uno usare il coltello qualora avessi sentito il bisogno di gesticolare e neppure mai di portarlo alla bocca, di avvicinare le poste alla bocca e mai il contrario.
Ricordo la brocca dell’acqua pesante che malgrado tutto, io con accurata attenzione, riempivo il bicchiere sempre poco più della metà… risucchiata da un vortice della memoria… da una nostalgia romantica di pranzi lenti con musica di vinile come sottofondo…
Non curatevi dell’invidia, se avete desiderio di stupire: fatelo! Che sia con una tavola, un piatto, un gesto. Ma abbiate coraggio: esprimetevi!