Sì, nella bottiglia c’è un vero e proprio fondo di particelle precipitate, per lo più lieviti. La metodologia utilizzata prevede la presa di spuma in bottiglia senza sboccatura, il tappo a corona ne è la prova. Insomma un Prosecco sui generis che strizza l’occhio allo Champagne.
Paglierino con cristallini riflessi verdi che abbelliscono il bicchiere con un’anidride carbonica non eccessiva, il perlage risulta comunque fine e di buona persistenza. Il profumo è intenso, con mela verde e pera a ricordare gli hard cider tanto cari ai newyorckesi. Una pasticceria delicata chiude il naso e apre la bocca, che viene riempita da una croccantezza atipica per un Prosecco. La bevuta risulta facile e molto dissetante.
Una bottiglia che attrae l’attenzione di tutti i sensi (e in tutti i sensi): i vostri commensali resteranno basiti quando vi vedranno scaraffare uno sparkling. Il servizio richiede attenzione e si può fare utilizzando un decanter, facendo bene attenzione a non travasare anche la “posa”. Per questo è bene aprire la bottiglia solo dopo alcune settimane che riposa in frigorifero, muovendola sempre con molta cautela. Consiglio ai più temerari di provare in un bicchiere a parte il succo di lieviti che resta sul fondo, è didattico!
Per quanto mi riguarda adoro pasteggiare con le bollicine, quindi per questo Prosecco col fondo trovo ideale un menù a base di crostacei con cotture non invasive.
Enrico Nera (www.parliamodivino.com)
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