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Capatosta, 2010

13 Giugno 2013 Di redazione Lascia un commento

Capatosta, 2010 – Poggio Argentiera. Un sottotitolo adatto potrebbe essere “Le cinquanta sfumature di sangiovese”. Toscana, provincia di Grosseto, tra il fiume Ombrone e Albegna. Siamo nel cuore della DOCG Morellino di Scansano. Il “morellino” alcuni sostengono essere il nome del sangiovese in questa zona, altri dicono che derivi dall’omonima razza di cavalli un tempo  impiegati per trainare le carrozze. Poco importa.

Giampaolo Paglia nel ’97 acquista Podere Ardua, una tenuta con pochi ettari di vigna. Nel giro di un decennio Poggio Argentiera riesce a diventare una delle cantine simbolo del Morellino di Scansano.

Il Capatosta è il risultato di una selezione dei vigneti più prestanti, qualitativamente parlando, di sangiovese (85%), ciliegiolo (10%) ed alicante (5%). La 2010 è la seconda annata barrique free. Dal 2009 (anche prima annata bio dell’azienda) si è deciso di abbandonare le piccole botti di rovere per permettere al frutto di esprimersi senza essere soffocato dal legno, anche attraverso la ricerca di uno stile meno opulento.

Dopo tre anni dalla vendemmia, le note dure non accennano a calare. In bocca la mineralità si passa la palla con un’avvolgente acidità che fa salivare parecchio. I profumi sono di frutta rossa non ancora matura ed un pizzico di pepe solletica il naso. Il colore è acceso con sfumature di viola da succo giovane e prestante.

Necessita di un piatto che riesca a tenere, per quanto possibile, altrettanto vigore. Un’anatra alle ciliegie oppure una lepre in salmì.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

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