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Pietra Nera 2010, Marco De Bartoli

13 Settembre 2013 Di redazione Lascia un commento

Nato a metà degli anni ’80 come pronta risposta a chi vedeva da quelle parti lo zibibbo (o moscato di Alessandria) soltanto con un residuo zuccherino importante.

Il Pietra Nera di Marco De Bartoli è uno di quei vini oggettivamente buono ma soggettivamente discutibile. Tanti profumi al naso, gusto ricco, ottimo equilibrio tra zuccheri e acidi e finale lungo ed intenso.

I classici vini “per tutti ma non da tutti”, qualche persona ne può bere soltanto un bicchiere altrimenti rischia nausea, per altri invece una bottiglia non è mai sufficiente, altrimenti rischiano crisi di astinenza.

Sono nelle pietre nere di Pantelleria che le radici dello zibibbo succhiano mineralità, Quindi l’aromaticità naturale del vitigno viene equilibrata da una sapidità che si fa portatrice di un’isolana freschezza.

Bevuto a tre anni dalla vendemmia non mostra cedimenti, ma anzi la fitta rete di alcol, polialcoli, sali e acidi si stringe e si rafforza facendoci bere  quel fazzoletto di terra strappata alla Sicilia.

Di consuetudine lascio che il Pietra Nera bagni e avvii al lungo processo di catabolismo uno dei miei piatti siciliani preferiti: il cous cous alla trapanese.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: pietranera

Poliphemo 2008, Taurasi – Luigi Tecce

2 Settembre 2013 Di redazione Lascia un commento

Luigi Tecce è uno di quei personaggi di cui il mondo del vino non può che andare fiero. Un uomo, complesso nella sua semplicità e ampio nella sua genuinità, che vive visceralmente il rapporto con la sua terra. La racconta con voce tremante e la sublima nel vino. Senza utilizzare articolazione linguistiche e sovrastrutture congetturali pesanti e stucchevoli. Luigi Tecce è la naturalità e la biodinamicità fatta persona.

I vini gli vengono semplicemente buoni, come semplice è stato il gesto di attaccare un’etichetta alle bottiglie che produceva ormai da anni.

La 2008 è un’annata baciata da madre natura, andamento stagionale perfetto in quella zona della Campania dove nasce il Taurasi. Perfezione – termine sicuramente azzardato ma spesso dovuto – che ritroviamo nel bicchiere, dove pochi millilitri sintetizzano una passione opulenta, limpida e persistente per un lavoro a mani nude in vigna e in cantina.

Potremmo parlare di vinificazione in anfora, di tonneau, di acciaio e di vetro. Potremmo parlare di colori, sentori, nuance, acidità,  alcol, retrogusto e tutte quelle caratteristiche organolettiche tanto care a noi commentatori del vino. Ma oggi tutto questo sarebbe di troppo. Oggi tutto questo stonerebbe con l’essenziale gesto del sorso. Ecco, Luigi Tecce ed il suo Poliphemo non sono niente altro che un sorso.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: luigi tecce

Fluxus, 2012 – Allagash

20 Agosto 2013 Di redazione Lascia un commento

Rob Tod, fondatore del birrificio, ha poche regole per creare le sue birre: lieviti Brettanomyces selvatici, sistemi di luppoli multipli, miscele post fermentazione e l’utilizzo degli ingredienti più svariati, come uva, lamponi, zenzero, ecc…

Fluxus in Latino significa “flusso”, ovvero qualcosa in continuo cambiamento, infatti questa birra cambia di anno in anno. La troviamo sotto la voce “Tribute Series” del birrificio nato nel 1995 a Portland nel Maine e la birra, una strong golden ale,  si differenzia ogni anno nella sua preparazione per commemorare l’anniversario di Allagash.

Per questo vintage è stata decisa una leggera luppolatura con la combinazione di tre diversi luppoli (cascade, northerns brewer e saaz); in seguito il mosto è stato fatto fermentare con dei lieviti indigeni del nord del Belgio.

Risultato? Un color oro impenetrabilmente opaco che sprigiona odori di erba tagliata, frutta tropicale e una piacevolissima pepatura. In bocca il corpo è non eccessivo e si fa bere molto facilmente, chiude con pizzico di chiodo di garofano. Consiglio temperature di servizio basse per rendere non stucchevole il residuo zuccherino presente.

Beviamola per meditare ma anche per dissetarci durante una cena easy a base di “crespelle con prosciutto cotto, fontina e besciamella” (ecco la ricetta!).

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: birra, crespelle

Etna Rosso, 2010 – Graci

13 Agosto 2013 Di redazione Lascia un commento

Questa volta partiamo dal succo: rosso rubino acceso e profondo, si muove con eleganza e decisione nel bicchiere. Profumi vinosi e di un frutto maturo ma non stanco si aprono ad ogni rotazione, seguiti da un leggero tabacco. Le papille percepiscono immediatamente i minerali che la vite ha succhiato dal terreno. Chiude lungo su note di piccoli frutti rossi.

L’azienda Graci coltiva le sue uve di nerello mascalese, qui in purezza, a Passopisciaro (Castiglione di Sicilia in Provincia di Catania), tra i 600 e i 700 metri sul fianco nord dell’Etna. Il terreno ricco di ferro e azoto restituisce al vino tutte le caratteristiche di un nettare vulcanico.

L’Etna Rosso è un vino che grazie ad una macerazione di circa 15 giorni a contatto con le bucce e ad un affinamento in legno non invasivo riesce ad arricchire le note fresche tipiche del vitigno con una struttura decisa ma non pesante.

Caratteristiche ideali per accompagnare, ad esempio, delle “sarde a beccafico alla catanese” oppure provatelo con i “calamari mediterranei” di Mariagrazia.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: etna rosso

Fiano di Avellino DOCG, 2012

8 Agosto 2013 Di redazione Lascia un commento

Fiano di Avellino DOCG, 2012 – Villa Raiano. Siamo in Irpinia, zona situata nell’appennino meridionale, nel punto di incontro  tra Campania, Puglia e Basilicata. Valli, colline e monti modellano un paesaggio ricco di fiumi e torrenti che vede rigidi inverni ed estati clementi.

Nella provincia di Avellino, a Serino, più precisamente nella frazione Borgo di Raiano, nasce nel 1966 Villa Raiano. Vecchi opifici di famiglia, nel punto più alto di una collina immersa in boschi di castagni, vengo convertiti ad azienda vitivinicola.

Naturalmente fin da subito l’attenzione si concentra sugli straordinari autoctoni di queste terre: falanghina, fiano di Avellino, greco di Tufo e aglianico.

Il Fiano di Avellino 2012 è un sunto di potenza ed eleganza. Un 100% che non vede legno, dal colore giallo brillante che fa da apripista a profumi accattivanti di frutti tropicali. In bocca una leggera sapidità crea uno sfondo ad una freschezza acida che fa salivare piacevolmente la bocca. Qualche istante dopo tornano a farsi sentire ananas e papaia.

Un vino adatto a mandar giù un pesce grigliato, uno spaghetto con le alici (provate la ricetta di Mariagrazia), ma non esitate a mangiarci anche un calzone.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: fiano di avellino

Salina Rosso, 2010 – Hauner

1 Agosto 2013 Di redazione Lascia un commento

Nel 1968, Carlo Hauner, giovane pittore bresciano di origine boema, decide di dipingere  con una tavolozza ben diversa. Dopo un periodo di vacanza nelle Eolie, rapito dai colori, dirotta il suo estro artistico verso la produzione di vino: il vino diventa la sua arte.

Si trasferisce in pianta stabile a Salina, dove è affascinato dalla Malvasia e dalla tradizione di mettere ad asciugare i grappoli sulla roccia subito dopo la vendemmia. Riesce a ripristinare antichi vigneti abbandonati, studia le antiche tecniche di vinificazione e le integra con nuove metodologie, come quella di lasciare ad appassire l’uva direttamente sulla pianta. Il primo ad accorgersi della sua Malvasia è Luigi Veronelli ed in pochi anni raggiunge i ristoranti di tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone.

Il Salina Rosso è un blend di Nero d’Avola e Nerello Mascalese con un brevissimo passaggio in barrique. Un rosso rubino accesso con riflessi viola spingono ad annusare: la mora ed il lampone vengono conditi con un tocco di chiodi di garofano, pepe rosa e carruba. Il salmastro diventa dominante in bocca, tornano in chiusura le note fruttate e speziate.

Abbinamento consigliato? Un piatto ricco di sapori, succulento e  speziato come può essere un sugo di carne siciliano.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: sugo carne

Kalema Negroamaro 2011 – Fabiana

22 Luglio 2013 Di redazione Lascia un commento

Iniziamo dai nomi: “kalema” in greco vuol dire onda, elemento naturale fondamentale nel Salento, terra cullata tra due mari; invece Fabiana è il nome della ragazza a cui il padre, da anni nella coltivazione dell’uva, ha affidato il ruolo di ambasciatrice dei loro vini nel mondo.

L’azienda dal 2005 volta pagina: dalla mera coltivazione di uve per la vendita si passa all’imbottigliamento e, quindi, ad una produzione di qualità. Nasce l’Azienda Agricola Fabiana, costantemente alla ricerca della miglior interpretazione dei vitigni autoctoni come il primitivo e il negroamaro.

Un’onda rubino profonda, con sfumature granate, lambisce le pareti del bicchiere, sprigionando  piccoli frutti rossi, cannella e chiodi di garofano. In bocca la nota minerale salmastra è perfettamente amalgamata con il tannino e la sensazione di freschezza è lunga dopo aver mandato giù il sorso.

Un vino sicuramente da carne ma che non disdegna anche un polpo ingentilito, ad esempio, da una cottura al vapore servito con una crema di patate che esalti la tendenza dolce del mollusco.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: patate, polipo

Del Borgo Rubus – Birra del Borgo

15 Luglio 2013 Di redazione Lascia un commento

Dopo essere stato un garagista dell’arte brassicola (dal ’99 produceva birra per gioco), nel 2005 Leonardo De Vincenzo decide di passare da biologo a birraio di professione: nasce Birra del Borgo, a Borgorose, piccolo paese in provincia di Rieti, nel dismesso birrificio di Colle Rosso.

I frequenti viaggi in Belgio lo portano spesso ad ispirarsi alle birre del luogo. Tra queste non poteva non esserci una che ricordasse in qualche modo i lambic: la Rubus, infatti, viene prodotta guardando alle famose Kriek.

Utilizzando come base di partenza la Duchessa, una delle prime birre prodotte, vengono fatti fermentare spontaneamente dei lamponi freschi. La birra, color buccia di cipolla, è caratterizzata da una spiccata acidità che richiede un notevole allenamento delle papille gustative. Ma una volta domata la tagliente irruenza, il piacere della freschezza e la chiusura di frutti di bosco vi renderanno dipendenti.

Ottima per accompagnare degli stuzzichini  pre-cena sul divano in veranda quando il sole inizia a dipingere il cielo di calde sfumature di rosso.
Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: cestini, pancetta

Langhe Nebbiolo 2011 – Burlotto

8 Luglio 2013 Di redazione Lascia un commento

Se c’è un vitigno legato indissolubilmente alla terra quello è il nebbiolo. Hanno provato a piantarlo dalla Francia al sud America, ma nulla da fare: le langhe, con le nebbie, sono le uniche zone che misteriosamente (e anche un po’ magicamente) permettono a questo delicato grappolo di raggiungere una corretta maturazione.

La storia dell’azienda vitivinicola Burlotto è una storia ultracentenaria ed il Langhe Nebbiolo è in produzione dal 1850. Un 100% nebbiolo coltivato nel comune di Verduno e fatto affinare per 20 mesi in botti da 35 ettolitri di legno di Slavonia e Allier.

Il calice è colorato di un rosso rubino limpido, con una leggera unghia granata. Il naso è di rosa, lampone e un leggerissimo tabacco che diventerà più evidente tra qualche anno. La bocca è sostanziosa e leggermente sbilanciata sulla freschezza acida con un tannino che ben svolge la sua parte.

Un piatto succulento, come dei taglierini al sugo di cinghiale, aiuterà la bocca a restare in equilibrio durante la bevuta.

Enrico Nera
Sommelier AIS/Wineblogger
www.ParliamoDiVino.com

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: cinghiale, nebbiolo

Synthesi 2009 – Paternoster

24 Giugno 2013 Di redazione Lascia un commento

Spesso mi trovo a ripetere: l’Aglianico del Vulture nei prossimi anni conquisterà il mercato interno ed esterno ai confini nazionali. Qualcuno obietterà che la conquista è già avvenuta, io sono invece sicuro che siamo ancora in una fase iniziale e i margini di crescita (qualitativi e di diffusione del nome) sono ancora molto ampi. Ogni volta che bevo un Synthesi il convincimento si solidifica.

La Paternoster è stata una delle prime aziende a riconoscere il potenziale qualitativo del binomio Vulture-aglianico. Questo avvenne nel 1925 quando Anselmo Paternoster decise di iniziare a vendere le bottiglie di Aglianico che già da molti anni venivano prodotte per deliziare il palato della famiglia.

Da molti viene considerato il fratello minore del  Rotondo e del Don Anselmo; io credo invece che sia un vino dalla stessa maturità e dallo stesso spessore caratteriale degli altri due. Ma è semplicemente diverso. Tende ad essere diretto e spesso spigoloso,  un irrequieto presuntuoso: è bello e buono e sa di esserlo.

Viola brillante e profondo. Note di lamponi e more con un leggero pepe verde vengono percepite prima dal naso e poi dalla bocca, dove a stento il tannino riesce (ma forse proprio non vuole farlo) a tenere gli acidi e le sostanze minerali: è scontato dirvi che in gola sentirete un pizzico finale.

Puledro e fagiano potrebbero essere i giusti compagni durante il viaggio in fondo al nostro stomaco.

Enrico Nera (www.parliamodivino.com)

Archiviato in: Beviamoci sopra Etichettato con: fagiano, puledro

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